A BEAUTIFUL MIND E LA TEORIA DEI GIOCHI

A Beautiful mind” è, per me, uno dei film più belli di sempre

Due sono i grandi protagonisti di questo capolavoro.

La malattia mentale, ancora oggi un argomento tabù, raccontata sotto una nuova luce: la possibile convivenza con essa.

La teoria dei giochi, poco comprensibile, almeno per i non addetti al lavoro, spiegata in modo semplice. Jhon Nash la studia per risolvere un banale dilemma: come fare colpo sulla ragazza bionda del pub, un conflitto di interessi tra i giocatori dove uno solo può risultare vincente.

Cambiamo scenario ed immaginiamo un ufficio di ricerca, o un team di venditori di una stessa città. In questi casi un comportamento cooperativo tra i colleghi porterebbe benefici per tutti.

Questo nel mondo ideale.

Nella realtà non è proprio la collaborazione che le aziende stimolano. Purtroppo “divide et impera” non è una locuzione superata ma più che mai attuale.

Per contro il desiderio di raggiungere il proprio obiettivo personale, la Selfishness, non è mai andata fuori moda ed è proprio su questo che puntano manager rampanti e spietati.

In questo momento di crisi dovremmo pensare ad un atteggiamento nuovo, al principio di reciprocità e di altruismo e, perché no, di appartenenza.

Invece oggi più che mai vediamo “mors tua vita mea”.

Fare free riding mettendo gli interessi individuali in contrasto con quelli collettivi è lo sport preferito anche dalle aziende. Lo strumento classico della strategia aziendale, per monitorare i collaboratori, e favorire comportamenti “virtuosi” è il sistema dei bonus. Sistema che ha  mostrato diversi limiti, e una scarsa relazione tra performance e incentivo che è, in realtà, un riconoscimenti ex post e non un onesto trattamento economico.

Dall’alto vengono “consigliati” comportamenti da franchi tiratori ed egoistici, adottando severe e strane regole istituzionali, affidando a supervisori improbabili (yes man) compiti di controllo.

Il clima di crisi dovuto alla pandemia richiede cambiamenti veri e reali, un salto di qualità verso l’eccellenza sotto ogni aspetto ma soprattutto in rapporti più concreti, corretti e solidali, un “comportamento di reciprocità”.

Il risultato migliore per un gruppo si ottiene non quando “ognuno agisce solo in base a ciò che è meglio per sé”, ma quando “ogni membro del gruppo agisce in base a ciò che è meglio per sé stesso e per il gruppo”.

Lo spirito di gruppo è sempre un buon motivo per agire bene

#iomiricostruisco

Sono Manuela e cerco lavoro perchè sono una risorsa umana..

Qui potete leggere il perchè.

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