SINDACA, MINISTRA… SI GRAZIE!

1945 – Il 31 gennaio del 1945 con il Paese diviso ed il nord sottoposto all’occupazione tedesca il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (Decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n. 23)

1963Art. 1 della legge del 9 febbraio 1963 n. 66: “La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge”

1970 – Il divorzio è stato introdotto il 1º dicembre 1970, attraverso la legge n. 898

1975 – riforma del diritto di famiglia con la parità dei diritti tra i coniugi:

  • la trasformazione della patria potestà nella potestà genitoriale;
  • la fine della potestà maritale potestà maritale e stabilimento dell’eguaglianza fra coniugi;
  • la scelta del regime patrimoniale della famiglia (separazione dei beni o comunione convenzionale), con predefinizione della comunione dei beni, in contrasto alla normativa previgente;
  • la revisione delle norme regolanti la separazione personale, ora anche per l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza.

1978Diritto all’aborto – 22 maggio 1978, n. 194, “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza

 1981 – Legge 442 del 5 agosto del 1981: una data storica e il leggendario coraggio di Franca Viola. “Abrogazione della rilevanza penale della causa d’onore”, l’Italia si sbarazza in un sol colpo di “nozze riparatrici” e di “delitto d’onore”. Il legislatore cancellò quanto previsto dal codice Rocco, che in due articoli del codice penale, il 544 e il 587, normava su “matrimonio riparatorio” e “delitto d’onore”, prevedendo l’estinzione della pena per la violenza sessuale, se seguita da nozze e pene ridotte, invece, per chi commettesse omicidio, “in stato d’ira”, nei confronti del coniuge, figlia e sorella, a seguito di “illegittima relazione carnale”.

 36 anni di continui cambiamenti verso la parità!

43 anni dopo…nel 2024 si discute su una proposta di legge che intende vietare la declinazione al femminile dei nomi delle professioni… prevedendone addirittura una multa a chi non avesse poi rispettato tale legge!!

Nel 1987, la linguista Alma Sabatini redigeva per incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Commissione nazionale per la Parità e le Pari opportunità tra uomo e donna le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana

Una riflessione sorge spontanea.

Non ricordo di tanto scalpore per il femminile dei termini come cuoca, infermiera, operatrice ecologica.. che questo significhi che il senso di “disagio” per i termini al femminile non sia dovuto al rispetto della lingua italiana quanto ad un senso di “ostilità” verso i nuovi ruoli ricoperti dalle donne?

L’uso del sostantivo al femminile è un arricchimento della lingua italiana corretto e necessario, anche per una uguaglianza di genere.

Cambiano i tempi e molte posizioni lavorative non sono più ricoperte solo da uomini.

Quindi perché non dare alle donne la stessa visibilità di un uomo?

Che la società sia ancora di estrazione patriarcale è un fatto e noi tutte dobbiamo comunque stare in guardia.

Negare alle donne il femminile nelle loro professioni è ribadire sottilmente che stanno ancora prendendo in prestito una posizione maschile

La proposta di legge si chiamava Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere”.

Ci aspettiamo, in un futuro prossimo, di trovare non uno ma tanti disegni di legge a tutela dei diritti delle donne.

Il linguaggio deve essere SOLO un punto di partenza.

“Usare il maschile per le donne non solo disconosce l’identità di genere, ma addirittura nasconde le donne. Ciò che non si dice non esiste!” (Patrizia Trincanato, presentazione opuscolo “Linguaggio paritario”)

#iomiricostruisco

Sono Manuela.

Ph Rosa Gattuso

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