(STRA)ORDINARIA IMPRENDITORIALITA’ A SETTIMO TORINESE

 

MONICA BARISONE 

 

“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto.”

                                                   OSCAR WILDE

 

 

(STRA)ORDINARIA IMPRENDITORIALITA’ DA SETTIMO TORINESE

Monica  Barisone

 

Monica Barisone è una psicologa e psicoterapeuta.

Ha appena compiuto 58 anni.

 

 Sognava di fare il medico ma è una femmina, e come spesso accade a chi lo è, si è autoconvinta di non esserne in grado.

 

Il retaggio culturale e la famiglia hanno avuto un peso notevole.

 

Ricorda ancora la “paternale” di un amico di famiglia medico che, con il consenso dei genitori, si dilungava nello spiegare quanto, la vita di un medico, non fosse compatibile con la vita di una donna che avesse avuto intenzione di avere dei figli. Nella sua famiglia nessuno era medico, anzi, in pochissimi si erano laureati.

 

Ma non basta.

 

Anche il voto alla maturità, assulatamnete non in linea con le votazioni ottenute durante i 5 anni, convincono Monica di non essere in grado di coltivare la sua passione per la medicina.

 

Fa l’errore di identificarsi con quel numero.

 

Era il 1982 e deve reinventare il suo nuovo futuro. Aveva esempi di compagne di scuola, anche loro penalizzate dal voto finale, che, ostinatamente, continuarono il percorso di studi a cui aspiravano. Ma Monica era davvero sicura di non potercela fare, di non essere portata.

 

Insicurezza personale o fiducia nel retaggio culturale imposto?

 

Esclude medicina. Le interessa la psicologia ma non c’era ancora la facoltà a Torino.

 

Lei, una donna, lontana da casa? Da sola a studiare in un’altra città? Impensabile e impossibile!!

 

Tramite una amica scopre il percorso di studi in pedagogia. A lei sono sempre piaciuti i bambini, ha anche avuto esperienze come baby sitter. Durante le superiori aveva addirittura seguito un corso per essere baby sitter certificata. Decide quindi di iscriversi a pedagogia con indirizzo psicologia.

 

Pedagogia è una materia a cui si appassiona tantissimo, ancora oggi ritiene una fortuna aver scelto questo percorso perchè lo sente molto utile nella vita familiare e nel lavoro quotidiano.

 

Durante l’ultimo anno, mentre fa molte altre cose (scrive sul giornale locale “La nuova Periferia”, lavora in un negozio di abbigliamento, da ripetizioni..), vince una borsa di studio in psicologia del lavoro… e si sposa.

 

Erano gli anni della grande crisi economica, aveva visto il padre piangere per essere stato cassaintegrato. Ovviamente non le basta l’esperienza vissuta in casa. Gira per il Piemonte ed intervista molte persone per raccogliere testimonianze e comprendere quanto, la situazione di cassaintegrato, influisse sullo stato d’animo dei lavoratori. Proprio su questo nasce la sua tesi universitaria.

 

Una volta laureata, era il 1987, convinta di poter fare la psicopedagogista nelle scuole, scopre che in realtà questa figura non era ancora ben strutturata e per poter esercitare erano necessarie diverse ore di insegnamento.

 

Monica è nuovamente disorientata.

 

Ne parla con il suo relatore il quale, conoscendo la passione di Monica per la psicologia, le offre di rimanere a lavorare in università, nei laboratori di ricerca. Dopo la laurea, quindi, rimane a lavorare in università. Si occupa di ricerca, impara tantissimo, viaggia per l’Italia, collabora con il sindacato, studia l’ambiente di lavoro dal punto di vista psicologico; ma è sempre un lavoro “temporaneo” e non pienamente retribuito. In parallelo frequenta la scuola di specialità in sessuologia clinica a Milano che le ha dato una formazione di tipo sistemico, cognitivo-comportamentale ed insieme alle attività di ricerca universitaria e agli esami dati le permette di ottenere l’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti. Nel 1989 ha il primo figlio.

 

Le sue esperienze però continuano.

 

Ha tenuto corsi per insegnanti, infermieri, fisioterapisti, medici. Ha fatto esperienze bellissime insegnando in un master di cure palliative, di bioetica in grandi ospedali alle Molinette, al CTO. Monica è arrivata ad essere un docente a contratto nella facoltà di psicologia ed anche nella facolta di medicina, è stata docente, seguito tesi, esami, ha partecipato alle commissioni degli esami di stato. Ha partecipato a convegni internazionali a San Francisco, Madrid, Lisbona, Kalamata…

 

Sempre a contratto, sempre in modo temporaneo..

 

Gli impegni familiari aumentano, nel frattempo i figli sono due, l’età, la necessità di “costruirsi” dal punto di vista contributivo le impone di concentrarsi maggiormente sul sul “Suo” lavoro e abbandonare sempre di più l’università. Apre uno studio, prima a Torino poi a Settimo Torinese, dove risiede. Il suo sogno è di collaborare con altri ed aprire un centro in cui si incontrassero tante professionalità. Nel 2010 nasce il “Centro di psicologia” dove collabora con 4 colleghe con orientamenti diversi ed una logopedista. Monica è molto legata al suo territorio, ha seguito diversi progetti, partecipato a screening sui problemi di apprendimento, diventa supervisore di un gruppo di educatori ad Ivrea, impostando lavori su bambini con problemi realzionali.

 

Nel 2013 interrompe definitivamente la collaborazione con l’università e si concentra nel suo lavoro di psicoterapeuta, lìattività di psicoterapeuta, che fino ad allora era “accessoria”, diventa la sua attività prevalente.

 

Questa donna, che non poteva conciliare la vita di un medico con la vita familiare ha ottenuto tutto ciò che fino ad ora vi ho raccontato….ma non solo.

 

Monica è appassionata di piante e fiori. Non le piace solo coltivare e far crescere, ma anche seminare. Si è costruita un piccolo orto sul balcone, dove ha piantato patate, zucche, fragole, pomodorini, melograno, limoni, mandarini. Ama ballare qualsiasi tipo di ballo, ha approfondito il tango perchè così è riuscita a coinvolgere il marito. Ama gli animali e la natura.

 

Durante l’emergenza Covid si è prestata come volontaria, presso gli studi medici, per regolare l’affluenza e delimitare gli assembramenti. Ha offerto ai suoi pazienti dei servizi alternativi e nuovi come le sedute a domicilio o via web. Le sue iniziative non si sono limitate solo all’esterno ma anche alla sua famiglia organizzando, per esempio, serate danzanti (con il marito), serate “sushi” con tanto di cuscini a terra e candele. Ha seguito corsi sul coronavirus, come nasce, come si espande e come affrontarlo. Monica è una pioneria, alla ricerca di esperienze sempre nuove, pronta a sperimentare.

 

Ancora oggi non sa se si conosce bene, e io mi chiedo come sia possibile!!

 

E’ paziente, accogliente ma sa esattamente cosa vuole e cosa non vuole pur essendo molto emotiva. Solare ma con cadute umorali, a volte importanti. E’ cosi tanto concentrata sul lavoro e meno su se stessa, gli altri sono il suo obiettivo. Ed è proprio questo che percepiscono i suoi pazienti. Monica ama le persone ed ha fiducia negli altri. 

 

Ogni psicoterapeuta dovrebbe avere questa forza: riconoscere la capacità di evolversi dei propri pazienti.

 

La nostra protagonista, come avete visto, ha una grande ricchezza interiore, una forza costante che l’ha aiutata ad andare avanti, l’ha aiutata a costruire i suoi progetti e mantenerli vivi.

 

La Sua grande forza è proprio scaturita dagli incontri che ha fatto.

 

Dalle persone che ha incontrato.

 

Mi ha parlato dell’importanza degli amici, con i quali, tra l’altro, ha avviato le sue attività lavorative; degli incontri in ambito universitario e medico. Ha incontrato persone che a più riprese la spingevano a trovare la sua strada (che possiamo dire luminosa!) e lasciare l’Università in cui il suo lavoro, dai risultati molto importanti, era sempre a capo di qualcun altro e non le dava la possibilità di “spiccare il volo”.

 

Ogni incontro è stato come un punto luce…

 

Parlando con lei, si percepisce quanto ami il suo lavoro e quanto siano importanti i suoi pazienti, le loro storie, le loro vittorie. Sente di ricevere tantissimo da loro, sia per i riconoscimenti ricevuti sia per il rapporto, insito nella professione, di poter condividere la sincerità, l’umanità senza maschere. Il percorso psicoterapeutico con i pazienti hanno aiutato Monica a comprendere molto di più della vita, fino a sentire di averle dato un senso. Ha seguito genitori che hanno perso i figli, chi si separava, chi voleva cambiare lavoro, persone con attacchi d ansia.. le persone nelle condizioni più disparate… ma per ognuna, lavorando, come dice lei, “con il cuore aperto”, ha tratto insegnamenti anche per se.

 

Se le persone, la famiglia, la cultura, le hanno impedito di seguire i suoi sogni, sono sempre le persone che ha incontrato ad averle dato, e darle ancora oggi, la forza di essere comunque utile al prossimo cosi come avrebbe fatto se fosse diventata medico.

 

La sua forza, la fede, il suo percorso di studi e soprattutto l’essere umano non le fa assolutamente rimpiangere quella carriera che sognava e che non ha realizzato.

 

Anzi.

 

Ha trovato il suo personale senso della vita.

 

Oggi è una professionista indipendente serena e felice di ciò che ha costruito nella vita privata e nella sua vita professionale.

 

Mi sento di aggiungere ironicamente “nonostante sia una femmina”.

 

… o forse… grazie al fatto di esserlo?

psicologa psicoterapeuta

 

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